lunedì 3 gennaio 2011

Palombella ha rovinato la Cappella Sistina

L'impresa di peggiorare il livello vocale della Cappella Sistina dopo l'esperienza più che decennale di Giuseppe Liberto poteva sembrare cosa ardua se non addirittura irrealizzabile: don Massimo Palombella ci è riuscito, e in tempo di record, appena due mesi.
Il nostro potrebbe sembrare in apparenza un giudizio troppo severo, in realtà un semplice elenco di misfatti che trovate di seguito basterà a convincervi della bontà di quanto detto.
Per chi non lo sapesse, Palombella ha esordito alla guida della Sistina nel giorno del Concistoro per la creazione di nuovi cardinali, lo scorso novembre, fresco di nomina da parte di Benedetto XVI: il motivo è tuttora oscuro ai più, o meglio rimangono ignoti i meriti per i quali egli ricopra quel posto che costituisce un vero e proprio traguardo nell'ambito della musica sacra, il podio che gloriosamente fu occupato da Domenico Bartolucci, oggi cardinale e maestro a vita della Cappella Sistina, secondo il volere di Pio XII.
Tralasceremo di menzionare le vicende che hanno provocato il progressivo degrado fino a livelli miserrimi di questa gloriosa istituzione, vi basti sapere che alto regista della faccenda fu Piero Marini, che doveva portare avanti la riforma bunigniana in ambito liturgico, che vide il suo trionfo la notte di Natale del 1999, apertura dell'Anno Santo: il rito secolare cancellato con un colpo di spugna, e riti tribali e sciamanici con strane emissioni d'aria che parevano delle sonore scoregge (è altresì accertato che il card. Bartolucci ebbe uno "scontro" con Giovanni Paolo II, naturalmente prima dell'evento giubilare)
Tornando al nostro, Palombella è nomato maestro di cappella dopo la direzione del coro interuniversitario, di cui ci restano delle spiacevoli esecuzioni che potete trovare su YouTube: fatto strano, poiché da sempre coloro che avevano ricoperto quest'alto ufficio s'erano distinti precedentemente con prestazioni che facevano brillare (in modo diverso, benintesi) il loro curriculum, basti citare Bartolucci alla guida della Cappella Liberiana o lo stesso Liberto alla guida di quella del duomo di Monreale.
Palombella, che evidentemente dev'essere più bravo, questi passaggi li ha saltati: non sarà forse per il fatto che anch'egli, come l'onnipotente Segretario di Stato Card. Tarcisio Bertone, è salesiano? Certamente sì, non v'è altra spiegazione. In questo modo è stato bellamente scavalcato anche il candidato naturale alla successione di Liberto, quel mons. Valentino Miserachs Grau che è rettore del Pontificio Istituto di Musica Sacra e maestro della Cappella di S. Maria Maggiore. La produzione di Miserachs è notevole e tutta ispirata alla polifonia romana, il suo studio è stato approfondito e serio e il suo lascito musicale lo testimonia: lo stesso non si può dire per Palombella, che ha pubblicato per ElleDiCi alcune insensatezze che fanno accapponare la pelle non solo dei liturgisti ma anche e sopratutto dei puri musicisti.
Ma, si diceva - o gli illusi speravano - che alla guida della Sistina avrebbe tirato fuori il meglio di sè: così non è stato.
La direzione di Palombella è confusa. Agita in aria un diapason al posto della bacchetta, guarda lo spartito e raramente alza gli occhi verso il coro, durante la cappella papale si agita all'inverosimile, correndo su e giù, parlotta con alcuni cantori... il risultato è terribile.
Lo abbiamo sentito in questi giorni nei riti del Santo Natale, la notte di Natale e nel Te Deum dell'ultimo giorno dell'anno.
Dal Concistoro dello scorso Novembre tutte le volte che c'è il Papa ci tocca sorbirci la marcetta tragicomica delle trombe d'argento, lunga come l'anno della fame: di una tristezza toccante (ma ahimè non è colpa loro). A vario titolo gli ottoni continuano a strombazzare nel corso della celebrazione, senza arte né parte, senza un criterio di logicità, contravvenendo alle più elementari regole del buongusto.
Ma a parte le arie che tirano questi strumenti, dopo la marcetta incomincia l'interminabile Tu es Petrus, che a tutti si può attribuire tranne che al grande Palestrina, che starà ancora rivoltandosi nella tomba per tanto scempio: per intenderci, a parte l'inizio, con un TU urlato fuori di misura, non si capisce più niente, il tempo non esiste, la misura si dilata fino all'inverosimile. E' la sagra degli urlatori, i tenori prorompono con grida assurde, e in un amalgama armonico che rende tutto confuso e irrintraciabile.
Questa superba composizione di Palestrina, violentata in questi giorni dalla Cappella Sistina - o meglio da quello che ne resta - risulta nell'esecuzione guidata da Palombella di una lentezza esasperante; non solo, nonostante venga abbassata rispetto alla tonalità originale, si percepisce tutta la fatica esecutiva con un'emissione stentata, particolarmente evidente nella chiusura delle frasi che stranamente scompare: tutto ciò, anziché elevare gli spiriti alla preghiera, trasmette un sentimento di compassione verso il coro e il desiderio che il tutto finisca al più presto, prima di ulteriori disastri.
A voi suggeriamo il confronto tra due versioni, una convenzionale e l'interpretazione palombelliana eseguita la notte di Natale:


Dopo l'estenuante introduzione delle trombe, finita quando il papa aveva già raggiunto il presbiterio, e dopo il Tu es Petrus, il Pontefice aveva raggiunto la Sua sede da circa tre minuti: siccome il canto non era finito e mancava ancora l'Introito (che, peraltro, era la cosa più importante), per dare il contentino alle rubriche liturgiche, sono stati abbozzati 50 secondi scarsi di Introito, che è apparso improvvisato, senza nemmeno la strofa.
Alla faccia di quanto ha detto Palombella in una recente intervista, che nella liturgia la musica sacra deve avere un posto privilegiato - nella medesima intervista, peraltro, non ha perso occasione di mostrare la sua incompetenza in fatto liturgico-musicale, dicendo che i capolavori di Mozart e Palestrina non sono più adatti alla liturgia dei giorni nostri: d'altra parte, per Palombella deve essere molto meglio la schifezza di Gloria che ha composto, eseguito sempre la notte di Natale: farcito di cadenze d'inganno, che nulla hanno a che vedere con lo stile del canto gregoriano, con le voci dei pueri che s'elevavano all'inverosimile, come un coro di galline da brodo.

Del Te Deum abbiamo ascoltato l'inno dei Primi Vespri: un obbrobrio in cui i cantori si sono anche persi.

domenica 2 gennaio 2011

Una voce libera

Nasce oggi un nuovo spazio, uno strumento prezioso di discussione e di diffusione di pensiero libero, con un'attenzione speciale alla liturgia della Chiesa di Roma, in anni terribili in cui la splendente bellezza dei riti sembra essersi esaurita irrimediabilmente. Nasce IL BLOG DI CICCILLO, per amore della Verità, contro l'intemerata di coloro che si mascherano dietro il buonismo di facciata e non sono capaci del riscatto di se stessi.
"Nella vostra coscienza non vi è posto per la pusillanimità, per la comodità, per la irrisolutezza di quanti in quest'ora cruciale credono di poter servire a due padroni"
Queste le parole alte e nobili di uno dei più grandi Santi del nostro tempo.
La nostra battaglia sarà dunque il faro che, speriamo, spronerà le coscienze al risveglio dal loro letargo.
Buon Anno!

Ciccillo